Supporti musicali di ieri e di oggi

Oggigiorno gli ascoltatori di musica si sono quasi completamente astratti dal medium, dal formato fisico in cui la musica è distribuita, che è stato rappresentato storicamente da vinile, nastro magnetico, musicassetta, compact disc.

C'è stata una tappa intermedia, prima di passare alla musica in streaming dal cloud cui siamo abituati oggi, e consisteva nel detenere la musica liquida come file sul proprio hard disk o lettore portatile. Oggi è ancora possibile utilizzare questo metodo per ascoltare la propria collezione musicale.

Ho già pubblicato un articolo su alcuni riproduttori di file audio per Linux, ma in questo articolo ci concentriamo su un approccio più client/server con mpd.

Formati per la musica liquida

Il formato che ha goduto del maggiore successo nel passaggio da musica su formato fisico a musica liquida è stato sicuramente Mpeg layer 3 o "mp3", che a fronte di una perdita di qualità audio offriva fattori di compressione anche fino a 10 volte, e questo era molto importante quando internet era prevalentemente dial-up e trasferire 70 MegaByte per una sola canzone era improponibile.

Oggi questo è sempre meno vero sia per la velocità delle connessioni sia per il costo dello storage che è sempre più basso. Un formato molto usato che a differenza di mp3 non compromette la qualità audio è il flac, che mediamente comprime del 50% rispetto al file non compresso (formato wav).

Considerazioni filosofiche sullo streaming musicale

Ai tempi dei supporti fisici acquistare un disco significava comprare una copia che potevi ascoltare senza limiti a tempo indeterminato, fino alla consunzione del supporto, e per molti di noi era proprio questo il destino della nostra musica preferita, e più la ascoltavi più il disco si rovinava. La tua copia, l'usura della tua copia era la testimonianza del fatto che quella musica l'avevi ascoltata e riascoltata centinaia di volte.

Il tuo disco potevi prestarlo ai tuoi amici, che magari se lo registravano su una musicassetta, o lo usavano per fare un mixtape, insomma non c'erano molti limiti sull'utilizzo privato che potevi fare della musica contenuta nel disco. Certo, non potevi utilizzarlo per fare eventi pubblici, diffonderlo via radio (ma dubito che le radio libere degli anni '70 fossero così rispettose di questo limite), eccetera. Soprattutto il disco era tuo per sempre, poteva essere ereditato dai tuoi figli e dai tuoi nipoti, un po' come un libro, un dispositivo di diffusione di cultura.

Il modello attuale di distribuzione della musica invece non prevede che tu compri una copia del brano musicale o dell'album e poi puoi ascoltarlo quando ti pare, ma puoi ascoltarlo a patto che tu abbia pagato un abbonamento, oppure che tu accetti di subire messaggi pubblicitari. Insomma non sei più tu che controlli la tua musica, ma ti viene temporaneamente concesso di ascoltarla.

Certo, in cambio hai la possibilità di accedere in pochi secondi a milioni di brani, con nessuna problematica di gestione di file o supporti. Se ne va però la tua identità di audiofilo, di ascoltatore critico, di collezionista, di fan.

Music player daemon, mpd

Ed ecco che finalmente dopo il pippone filosofico arriviamo al cuore del tema di questo articolo, ovvero il software mpd o music player daemon.

Si tratta di un comodo software che permette di suonare file musicali in molti formati e che può essere controllato da remoto via rete. Questo lo rende un candidato ideale per creare un player di musica liquida casalingo. Installarlo su debian è semplicissimo:

sudo apt install mpd

Per installarlo su altre distribuzioni si può consultare il corposo manuale online

Una volta installato è possibile configurarlo editando il file ~/.mpdconf, anch'esso ampiamente documentato, ma le due principali opzioni da impostare sono music_directory che è la variabile che contiene il percorso dove si trovano i file musicali (ad esempio ~/Musica ) e audio_output che istruisce mpd sul tipo di driver audio da usare, qui probabilmente type "pulse" è una buona scelta su debian stable, in attesa che pipewire diventi lo standard.

Qui può essere interessante anche configurare un audio output con type "httpd" che ci permette di creare uno stream del flusso audio da servire via http che può essere poi ascoltato da un altro device sulla rete.

Si possono configurare moltissime altre cose, ma queste sono i settaggi essenziali che permettono di cominciare ad usare mpd.

Se vogliamo che il server mpd sia avviato automaticamente da systemd come servizio dell'utente, possiamo usare questi comandi:

systemctl --user enable mpd.service
systemctl --user start mpd.service

Può essere utile anche consultare la guida sul wiki di debian (in inglese)

Controllare mpd via rete

Come dicevo, la forza di mpd sta nel fatto di poterlo controllare da remoto. In questo è veramente fantastico il potere dell'open source, basta vedere la pagina relativa ai client sul sito di mpd per rendersi conto di quanti ne siano stati creati.

Personalmente ne uso due, uno per emacs chiamato mpdel (che non è nemmeno elencato nella pagina precedentemente citata) e uno per android chiamato M.A.L.P che si può installare dal playstore e poi è facilissimo da usare e configurare e funziona come un telecomando in cui è possibile cercare all'interno della propria libreria di file musicali, creare playlist, associare immagini delle cover degli album automaticamente e altro. Davvero molto comodo.